Son lieta che voi siate malato non di me,
Son lieta d’essere io malata non di voi,
Che mai il pesante globo della terra
Si staccherà da sotto i nostri piedi.
Son lieta di potermi divertire,
Lasciarmi andare – e non giocar con le parole,
E non diventar rossi e soffocare
Per essersi sfiorati con le maniche.
Son lieta anche che voi, davanti a me,
Tranquillamente v’abbracciate un’altra;
Che non merito il fuoco dell’inferno
Perché bacio non voi; che giorno e notte,
Che il mio dolce nome, mio tenero,
non ricordate né di giorno nè di notte - invano...
Che mai nel silenzio di una chiesa
canteranno sopra di noi: Alleluja!
Vi ringrazio con il cuore e con la mano
per il fatto che voi - senza saperlo!- così
mi amate: per la mia tranquillità notturna,
per la rarità degli incontri alle ore del tramonto,
per le nostre non-passeggiate sotto la luna,
per il sole non sopra le nostre teste,
per il fatto che voi siate ammalato-ahime!-non di me,
per il fatto che io sia ammalata - ahimé!-non di voi.
Marina I. Cvetaeva
drawing Dante Gabriel Rossetti