giovedì 3 dicembre 2020

IL BAGNO CALDO

 Decisi di farmi un bel bagno caldo.

Ci saranno senz'altro cose che un bel bagno caldo non riesce a curare,

ma io non ne conosco molte.

Ogni volta che sono triste all'idea della morte,

o così nervosa da non riuscire a dormire,

o disperata

perché non vedrò l'uomo che amo per un'intera settimana,

naturalmente entro in crisi,

ma poi, prima di toccare il fondo, mi dico:

"Adesso mi faccio un bel bagno caldo".

Nella vasca, medito.

Bisogna che l'acqua sia proprio bollente,

così bollente che quasi non resisti a metterci dentro il piede.

Poi ti immergi,

un centimetro per volta,

finché l'acqua non ti arriva al collo.

Ricordo i soffitti sopra tutte le vasche in cui mi sono distesa.

Ricordo la grana del soffitto, le crepe, i colori,

le macchie di umidità e le luci.

Anche le vasche ricordo:

quelle antiquate con le zampe di grifone,

quelle moderne a forma di bara,

quelle sfiziose di marmo rosa

simili a laghetti delle ninfee casalinghi;

ricordo forma e dimensioni

dei rubinetti e dei vari tipi di portasapone.

Non c'è niente che mi faccia sentire a posto con me stessa

come stare immersa in un bel bagno caldo.

Rimasi a mollo nella vasca

al sedicesimo piano di quell'albergo per sole donne,

al di sopra di tutto il baccano e la vita frenetica di New York,

per un'ora buona,

e a poco a poco mi sentii tornare pura.

Io non credo al battesimo,

alle acque del Giordano e compagnia bella,

ma nei confronti di un bel bagno caldo

penso di avere lo stesso atteggiamento

delle persone religiose verso l'acqua santa...


(Sylvia Plath)



Rebecca KereopaAggiungi didascalia


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